Tutti i migliori libri che trattano la cura dei gatti insistono sulla necessità di lasciare sempre a disposizione dei mici dell’acqua fresca e pulita. Può accadere, però, che nonostante il loro amico umano si prodighi a lavare perbene le ciotole ed a riempirle con limpidissima acqua di rubinetto, il gatto, beffardamente, beva in putride pozzanghere. La domanda che si pone lo scoraggiato padrone è perché lo faccia. Il motivo va ricercato nel finissimo olfatto del felino domestico. Quell’ acqua di casa che a noi appare limpida e purissima può, in realtà, essere stata sottoposta a svariati processi chimici di depurazione e contenere forti quantità di cloro. Al dotato naso del micio domestico tutto questo non passa inosservato e gli sgradevoli odori di tali trattamenti lo spingono a bere, appena possibile, altrove. Lo stesso vale anche per il |
detersivo utilizzato per l’igiene della ciotola: i moderni ed aggressivi detergenti lasciano spesso un odore che contamina l’acqua. Così, più il padrone pulisce la ciotola e più il gatto tende a non berci dentro. In questa situazione, l’acqua delle pozzanghere risulta più invitante per il felino: può essere piena di microbi e di vegetazione, ma si tratta di materia organica e naturale ed il sapore che ne risulta è più gradevole. Anche se molti veterinari sostengono il pericolo che il nostro amico peloso possa, in tal modo, contrarre pericolose malattie, il rischio è in realtà minimo. D’altronde tanti animali selvatici riescono a mantenersi in perfetta forma pur abbeverandosi in pozzanghere ed acque stagnanti. Ma anche se è giusto evitare eccessivi allarmismi è pur vero che se esiste un rischio anche minimo è sempre meglio evitarlo. Quindi, nell’igiene della ciotola, è necessario prestare maggiore attenzione alla fase di risciacquo, in modo da eliminare il detersivo e, con esso, i suoi odori e sostituire l’acqua di rubinetto con una imbottigliata, ovviamente liscia. Se tale operazione risulta economicamente gravosa, allora l’ acqua di casa va lasciata riposare un po’ prima di servirla, in modo che i prodotti chimici in essa contenuti possano dissolversi. Così i nostri schizzinosi compagni, forse, torneranno a bere l’acqua che con tanto amore gli porgiamo. |