L’addomesticazione
del gatto, o meglio la convivenza con esso, ebbe inizio,
secondo gli storici, in
Egitto al tempo dei Faraoni. All’epoca i
granai del laborioso popolo della Valle del Nilo erano stracolmi
di viveri ma anche invasi da topi, che in quelle riserve
alimentari dovettero comportarsi un po’ come Attila
con i Romani. Fu allora che gli Egiziani, a cui non
faceva certo difetto l’ingegno, come avevano dimostrato nello
sfruttamento del Nilo, pensarono di utilizzare i nemici dei
loro nemici, ovvero i gatti. Fu così che,
con ogni probabilità, il nostro. amico peloso inizio
la sua carriera militare, messo a custode delle derrate alimentari.
Da allora di tempo n’è passato, la tecnologia, con i suoi
metodi di conservazione, ha fatto passi da gigante. Ecco quindi
che dei composti chimici hanno sostituito gli amati gatti nella difesa
delle nostre scorte di cibo. Ma oltre a ciò anche
il rapporto uomo-felino si è modificato: il
gatto si è cosi trasformato da semplice ed efficacissimo
strumento topicida a vero e proprio compagno di vita.
Questo nuovo ruolo, in una società sempre più
longeva e quindi più anziana, acquista
un aspetto importantissimo a |
livello sociale. “Il bisogno di amore, di affetto, di legami interpersonali, il bisogno di prendersi cura di qualcuno, trova nel rapporto anziano-animale da compagnia la sua massima realizzazione”. Queste parole, pronunciate dal Professor Ballarini, docente di Clinica Medica all’Ateneo di Pavia, ci fanno capire il ruolo fondamentale che i nostri piccoli amici possono avere nella lotta a due delle malattie più gravi che colpiscono gli anziani: l’inattività e l’isolamento sociale che la nostra frenetica, e sempre più spesso egoistica società, impone alla terza età. La presenza di un micio, quindi, aiuta a migliorare la qualità della vita di un anziano. Se a queste considerazioni di stampo puramente psicologico aggiungiamo alcune recenti scoperte scientifiche, possiamo tranquillamente affermare il passaggio del gatto dalla carriera militare a quella medica. E’ appurato che accarezzare un micio provochi la diminuzione dello stress e della tensione nervosa e studi condotti dal Prof. Desmod Morris su gruppi di malati di cuore hanno fatto emergere il valore terapeutico del gatto nelle malattie cardiache. Il micio con le sue fusa, con la sua affettuosità determinano nel paziente un calo di pressione arteriosa ed una normalizzazione del battito cardiaco. E’ quindi proprio il caso di definire il gatto il nostro caro amico del cuore.
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