Il gatto Casey
era un gatto felice, la sua curiosità e la sua vivacità
riempivano la casa della famiglia Paul a cui esprimeva tutta la sua
gioia di vita con rumorose fusa. I Paul avevano un bel ristorantino
che tutte le sere veniva frequentato da un’affezionata clientela
ed il micio faceva parte a pieno titolo dello staff del locale,
il suo compito era quello di accogliere ogni cliente all’ingresso
come un vero “Maitre” : avreste
dovuto vederlo con quale garbo ed eleganza salutava gli ospiti; sorrideva
si metteva in posa, si lasciava coccolare, faceva le fusa ed introduceva
i commensali con un guizzo della coda ed un lampo di baffi.
Un giorno, purtroppo, il ristorante fu distrutto da
un incendio ed i Paul, dopo aver analizzato
a fondo la situazione, decisero, a malincuore, di non
riaprire il locale: troppo gravoso l’impegno economico
per la sua ricostruzione. Seguirono, così, settimane
caotiche impegnate nella |
ricerca di un lavoro, nella sistemazione di tutte le pratiche legate al ristorante e nella riorganizzazione del ritmo familiare scandito ora da nuovi orari e nuove attività. Quando tutto questo finì i Paul, che non erano più impegnati nelle loro faccende, si accorsero che Casey non era più quel gatto affettuoso e vivace di un tempo: era diventato improvvisamente svogliato e triste. Sulle prime pensarono che il micio si sentisse trascurato. Consultarono diversi veterinari ed i responsi, confermando tale ipotesi, furono sempre gli stessi: il gatto è in perfetta forma, ha bisogno solo di maggiori attenzioni. Mai suoi padroni quelle attenzioni e quell’affetto glielo stavano già dando senza ottenere nessun risultato. Fu a quel punto che i Paul, su consiglio di una loro amica, si rivolsero a Samantha Khury psicologa e sensitiva felina. Era, certo, una specializzazione un po’ bizzarra la sua tanta più che la sig.ra. Khury asseriva di riuscire ad entrare in contatto con gli stessi animali ed a colloquiare con loro, ma, d’altronde, ai due coniugi sembrava ormai l’unica strada rimasta. Lo scetticismo divenne stupore quando la sensitiva annunciò il suo responso tanto da far esclamare ai proprietari di Casey: ”Ha perso il lavoro!!! Lavoro? Ma quale lavoro? E’ un gatto!!”. La psicologa felina non si scompose di un millimetro e con tutta calma, scandì, come per dar maggior peso alle sue parole, nuovamente la sua diagnosi: “E’ depresso perché disoccupato” ed aggiunse, con estrema professionalità, che era stato proprio il micio a dirglielo. Tutto questo può sembrarVi una favola ma è realmente accaduto e la sig. Khury è un’apprezzata professionista e la sua biografia filmata “I talk to animals” dimostra le sue straordinarie capacità. Proprio mentre i Paul erano ancora indecisi sul da farsi in merito, se credere alla diagnosi ed agire di conseguenza oppure ignorarla, Casey, da buon gatto lavoratore, non rimase con le mani in mano, ehmm scusate con le zampe nelle zampe, e si trovo da solo un lavoro. Girando la città in cerca di un’ occupazione, si soffermò di fronte alla porta della biblioteca. Quel passaggio di persone, evidentemente, lo ispirò e comiciò ad accogliere i lettori sull’uscio e ad introdurli nella biblioteca. In breve tempo il nostro gatto lavoratore divenne la mascotte di tutti: tutti lo amavano, lo coccolavano, lo cercavano e si sentiva finalmente di nuovo utile ai suoi amici umani ed in famiglia Paul ritornò la serenità. Ora è splendido vedere Casey la mattina davanti al cancello con il suo sguardo fiero ed orgoglio vigilare il passaggio, pronto a dare, con la sua eleganza, un tocco di bellezza e di vita gattosa ai lettori di giornata. |