Secondo una credenza popolare diffusa i gatti neri hanno sempre qualche pelo bianco. Seppur curiosa ed insolita, tale credenza rispecchia in pieno la realtà. I mici neri, ovviamente non di razza, sono quasi sempre segnati da qualche bel candido ciuffetto. A quel ciuffetto i nostri amici pelosi devono essere particolarmente affezionati: è grazie a lui che i suoi avi sono scampati agli orribili sacrifici del periodo mediovale. Dopo essere stato introdotto in Europa dai Fenici ed aver vissuto uno splendido periodo di espansione durante il quale vennero apprezzate le sue doti di cacciatore di topi, favorite proprio dal colore del proprio pelo (ottimo per la caccia notturna), il gatto nero fu associato nel medioevo alla magia nera ed alla stregoneria. Divenne, così, oggetto di brutali persecuzioni e di crudeli riti religiosi. Tra i più orrendi quello |
legato alla festa di San Giovanni in cui ogni anno venivano bruciati vivi centinaia di mici neri. Nelle menti deliranti dell’epoca il gatto, per essere veramente malvagio, doveva essere completamente nero. La presenza di qualche tocco di bianco indicava che il felino non era pienamente posseduto da Satana e così, per questo motivo, veniva risparmiato dal tragico rito. Iniziò in questo modo, attraverso le sciocche superstizioni e le fanatiche persecuzioni religiose, una selezione dei mici basata sul colore del mantello. Quel ciuffetto bianco che emerge qua e là sul pelo di un moderno gatto nero è un marchio distintivo, un ricordo delle atrocità che noi “umani” siamo stati capaci d’infliggere ai nostri amici felini. |