Nel secondo numero di Gattoamico
abbiamo iniziato la descrizione anatomica di quella straordinaria creatura
che è il gatto attraverso un' esposizione generale delle sue
strutture più importanti. Proseguiamo oggi in questo meraviglioso
viaggio verso la scoperta dei ns. mici, studiandone apparato
visivo, ovvero l’occhio, elemento di gran fascino ma
anche strumento importantissimo di caccia. La vista notturna
dei gatti è proverbiale a tal punto che molti ritengono
i mici in grado di vedere nel buio assoluto. Non è così!
I loro occhi sono però particolarmente capaci
di vedere in condizioni di scarsissima luce, riuscendo a sfruttare
anche il più debole raggio. La presenza, infatti, di una cornea,
una pupilla
ed un
cristallino più sviluppati rispetto
a quelli |
dell’uomo,
consentono
alla retina, pur non essendo proporzionalmente
più grande, di ricevere maggiore luce.
Ma è la presenza di una struttura totalmente
assente in noi umani a determinare l’ottima
visione crepuscolare del gatto: il tapetum lucidum,
ovvero il tappeto lucido, formato da alcuni strati
di cellule contenenti dei cristalli riflettenti, posti sotto la retina,
che hanno la funzione di uno specchio e quindi di amplificare la luce
ricevuta. Anche il micio, come l’uomo, è
in grado di avere una visione tridimensionale, fondamentale
per la sua natura di predatore, consentendogli di riuscire a determinare
la reale distanza dagli oggetti, e quindi della preda nell’azione
di caccia. Questa visione a 3 dimensioni, non presente
in tutti gli animali, si ottiene dalla sovrapposizione parziale
dal campo visivo di un occhio a quello dell’altro ed
è chiamata visione binoculare. Anche la capacità
di mettere a fuoco gli oggetti, detta capacità risolutiva,
è estremamente evoluta, avvicinandosi notevolmente
a quella umana. Il
funzionamento dell’occhio è simile a quello
di una macchina fotografica. La luce entra attraverso un foro,
la pupilla, e viene focalizzata dal cristallino.
Mentre nell’apparecchio fotografico la messa a fuoco
è ottenuta allontanando od avvicinando la lente alla pellicola,
nell’occhio è il cristallino, che modificando
la sua curvatura sotto l’azione di un muscolo posto sotto l’iride,
a realizzare la messa a fuoco. Tale processo è
detto d’accomodamento, che nel micio è simile
al nostro. La visione stereoscopica ( ovvero tridimensionale
), quella notturna, la perfetta focalizzazione
degli oggetti si uniscono ad un campo visivo ampio,
maggiore di quello umano, notevolmente più grande di quello
di un cane, fornendo al gatto un perfetto strumento d’avvistamento.
Controversa, per molto tempo, l’ipotesi di visione a colori,
anzi fino a pochi anni fa si riteneva che i gatti potessero vedere
solo in bianco e nero. Recenti studi hanno però dimostrato
il contrario confermando la capacità cromatica dell’occhio
felino. In alcune ricerche emergerebbe anche un certo daltonismo
da parte dei ns. amici pelosi: confonderebbero il bianco con il giallo,
ed il rosso con il verde scuro. Tuttavia, come diceva Einstein, tutto
è relativo, e vista la perfezione visiva raggiunta dal gatto,
non ci stupiremmo se i veri daltonici, in realtà, fossimo noi
umani. |