Il bambino con il gatto bianco

J.B. guardò con fierezza e soddisfazione fuori dalla finestra. Il suo ufficio, all’ultimo piano di uno dei grattacieli più alti di New York, dominava l’intera città. “C’è l’ho fatta!” pensò fra sé, era diventato il presidente del maggior gruppo finanziario statunitense. Lui, nato da genitori operai e nonni contadini, aveva saputo salire, gradino per gradino, l’intera scala sociale. J.B distolse lo sguardo dalla finestra e cominciò ad osservare la propria stanza, sfiorò con la mano la poltrona nera di pelle pregiatissima, girò intorno alla scrivania accarezzandola come a voler toccare, assaporare la bellezza ed il potere che rappresentava e, giunto al centro della stanza, si fermò a guardare, con un giro panoramico, l’intero ufficio. Tutto ostentava ricchezza ed autorità, tutto era bello e prezioso. Quando, molte ore più tardi, terminato il suo primo giorno da presidente dell’ ”Istitut Bank of America”, J.B uscì dall’ufficio e s’imbattè in un bambino sporco  e  malvestito  con  in  braccio  un   gattino

bianco che, se fosse stato possibile, era ancora più malmesso del bimbo stesso. L’uomo dapprima lo evitò (non gli erano mai piaciuti i mendicanti, anche se bambini) poi però pensò che quello era stato un gran giorno per lui e, per questo, si sentì di animo più gentile. Tornò, allora, indietro per dargli una moneta, ma, inspiegabilmente, il bambino con il suo micetto erano scomparsi. L’episodio gli sembrò così surreale da fargli tornare in mente un vecchio adagio di suo nonnoUn bambino povero ed un gatto bianco possono darti un tesoro molto più grande di un forziere pieno di monete d’oro”. Che cosa volesse dire il nonno con quel proverbio non l’aveva mai capito bene. “Un tesoro più grande” pensò fra sé e, scuotendo la testa, la bollò come una credenza popolare, una vecchia suggestione contadina. Passarono tre anni da quel giorno ed a J.B. tutto sembrò perdutamente cambiato. I giornali distribuiti sulla scrivania parlavano dello “scandalo finanziario del secolo, delle perquisizioni della polizia nei suoi uffici e nella sua casa, dei suoi rapporti con esponenti di spicco di organizzazioni criminali. J.B. era distrutto: tutti gli anni di lavoro, tutto quello che era riuscito a costruire, improvvisamente, stava crollando. Era stanco, l’orologio segnava le 5 del mattino, si accorse solo allora di aver trascorso l’intera notte sveglio, a pensare e ripensare a quello che gli stava accadendo, all’inganno in cui era caduto. “Ora basta” pensò “Ho bisogno di aria fresca, di non pensare a nulla, almeno per un po’”. Prese il suo cappotto ed uscì frettolosamente dall’ufficio. Scelse l’uscita secondaria, nonostante l’ora, qualche giornalista poteva sempre attenderlo e piombargli addosso come un avvoltoio. Rabbrividì al pensiero ed istintivamente allungò il passo. Aprì la porta di scatto, diede una rapida occhiata e non scorse nessuno. Sollevato varcò l’uscio ma, appena girò l’angolo, si trovò di fronte il bambino con il micio bianco. Era lo stesso di tre anni prima, con lo stesso gatto, gli stessi vestiti, persino, gli parve, con lo stesso sguardo. La visione lo colse di sorpresa e lo irritò allo stesso tempo. “Non ho spicci” disse bruscamente. “Non sono qui per avere da te” rispose il bimbo. La risposta lo bloccò. J.B. indietreggiò di un passo per squadrare meglio quel ragazzino “Cosa vuoi allora?” “Voglio regalarti un sorriso ed un tesoro”. L’uomo rimase a bocca aperta, stava sognando forse od aveva le allucinazioni? Sembrava la vecchia storia del nonno che si concretizzava lì davanti ai suoi occhi….....CONTINUA NEI PROSSIMI GIORNI......Vai alla parte II

 

Il gatto bianco rappresenta nelle tradizioni di molti paesi un simbolo di fortuna e di purezza.
Gatto bianco
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