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la Parte I....J.B. rimase immobile, lo stupore gli immobilizzò
il corpo, gli tolse le parole, sembrò fermare il tempo, mutare
perfino il luogo in cui si trovava. La sensazione di non trovarsi
più in mezzo ai grattacieli di New York, ma in un altro
posto, che sentiva di conoscere ma che non riusciva a realizzare bene
quale esso fosse, come accade a volte nei sogni, lo pervase
fortemente fino a convincerlo che stesse effettivamente vivendo
un’ esperienza subliminale. Si guardò allora, intorno:
eppure, la strada era la stessa di sempre, la porta di servizio era
rimasta identica, immobile dietro di lui. Forse, lo stress di quei giorni
gli stava giocando un brutto scherzo, pensò fra sé. Cercò,
quindi, di recuperare la propria razionalità: “Allora
– chiese al ragazzo – di che tesoro parli?”
“non certo del tipo che intendi tu - rispose - ma
non temere, anche se sono solo un piccolo vagabondo vestito di stracci
posso comunque darti qualcosa che ti manca da molto
tempo” “Dimmi cosa !!”
disse |
spazientito J.B. “Non avere
fretta, perché in realtà io posso solo darti il modo
per trovare quel tesoro che tu, anche se non te ne accorgi più
da molto tempo, cerchi” “Che sarebbe?”
“Beh, questo non sarò io a dirtelo ma il mio gatto
Arthur”. A quel punto all’uomo parve tutto
talmente paradossale, dal bambino che parlava come un saggio
al gatto che gli doveva mostrare chissà quale tesoro, che scoppiò
in una fragorosa risata. Ma quando smise di ridere incrociò
lo sguardo del ragazzo, serio, impassibile e perfino severo verso
di lui. “Puoi anche non crederci, ma io, se fossi
in te seguirei Arthur” e mantenendo gli occhi fissi su
J.B., alzò il braccio sinistro ad indicare la direzione
che il gatto aveva preso. L’uomo seguì
istintivamente il micio e cominciò a corrergli dietro.
Sentì l’aria fresca del mattino sbattergli sul viso,
entrargli in petto, riempirgli i polmoni. Si tolse la giacca di dosso,
la cravatta ed infine la giacca. Si sentiva finalmente libero
e felice come ormai non gli accadeva da tempo, come quando
da bambino giocava per le vie del suo quartiere. Correva sempre più
forte J.B., correva sorridente e felice. Quando giunse in
un prato Arthur si fermò, pochi istanti dopo sopraggiunse l’uomo
che, sfinito ma contento, si gettò a terra, con il viso rivolto
al cielo. Il micio gli balzò sopra per riempirlo di
affettuose fusa e J.B. lo abbracciò e si ricordò del
gatto bianco del suo inseparabile amico d’infanzia Frank.
Già, chissà dove era finito e cosa stava facendo ora
Frank, suo amico inseparabile fino all’università poi,
la vita e soprattutto il suo lavoro, li divise. Improvvisamente, però,
quei pensieri s’ interruppero: l’uomo capì
dove si trovava, si alzò di scatto, si guardò
intorno di nuovo stupito: quello era il campo in cui giocava
da ragazzo!! Non fece però in tempo a pensarlo che
Arthur riprese la sua corsa e scavalcò il muretto
di cinta proprio nel punto oltre il quale J.B e Frank, ai tempi del
liceo, avevano costruito la loro base per le loro lotte studentesche.
J.B. sorrise, prese la rincorsa e saltò il muretto…..Vai
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