Quando apparve per la prima
volta in Europa, affascinò subito le popolazioni dell’epoca,
colpite dalla sua sontuosa e spettacolare pelliccia. Già, perché
fino ad allora, ovvero sino all’inizio del
1600, nel vecchio continente si erano visti solo gatti a pelo
corto. L’originalità del suo mantello
divenne ben presto, per le aristocratiche dame europee,
un elemento irrinunciabile per abbellire ed impreziosire
i loro salotti. La moda si diffuse soprattutto in Francia tante è
che il gatto venne per un lungo periodo denominato anche gatto “Francese”,
dicitura questa che non rendeva onore alle sue reali origini. Il
micio ha origine turca, dalla cui capitale Angora
(poi divenuta Ankara dal 1930) prende il nome.
D’altronde il felino ben si adatta al particolare
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clima della regione:
rigido d’inverno e torrido d’estate. Il folto mantello,
infatti, che lo protegge dalle basse temperature, scompare nei
mesi caldi, diventando a pelo corto su tutto il corpo ad eccezione,
quasi a voler mantenere dei segni distintivi della sua nobile bellezza,
della coda e di un bellissimo collare. Questo affascinate quanto
ingegnoso meccanismo di adattamento climatico è il risultato
di una mutazione genetica spontanea manifestatasi in un ecosistema
circoscritto che ha consentito, attraverso l’accoppiamento fra
gatti di una stessa colonia, al gene mutato di consolidarsi, cosa che
non sarebbe potuta accadere in un altro ambiente dato il carattere recessivo
del gene stesso. La caratteristica recessiva, infatti, si smarrisce
nel caso in cui 1 dei partner non lo possieda. Non esiste una ricca
documentazione relativa alla sua storia, sappiamo però che il
gatto d’Angora è stato addomesticato prima
dai |
tartari e poi
successivamente dai cinesi proprio nella città di Ankara.
A scoprirlo ed ad introdurlo in Europa fu l’esploratore
italiano Pietro
della Valle che ben lo descrive nei suoi appunti di viaggio
avvenuti fra il 1620 ed il 1630. Fu però l’antiquario francese
Nicolas Fabri de Peiresc ad importarli in Provenza e poi, successivamente,
ad immetterli nell’alta società parigina. Il successo,
come abbiamo già accennato, fu immediato e notevole, trovando
persino posto nelle cronache storiche e nell’arte dell’epoca
come accadde a “Brillant”, un bellissimo Angora bianco,
regalato dalla marchesa de Pompadour al re Luigi XV e dipinto nella
tela del pittore Bachelier nel 1761. Paradossalmente l’Angora
cominciò il suo declino proprio con l’inizio delle prime
esposizioni feline che avrebbero dovuto sancire definitivamente
la sua indiscutibile superiorità estetica. Ma l’apparire,
da lì a pochi anni, del Persiano,
gatto dotato di un carattere più docile e mansueto e da un’innegabile
bellezza, segnerà l’avvio di un lungo periodo di
oblio per il nostro amico in cui rischierà addirittura l’estinzione.
Fu solo grazie all’intervento del governo turco che oggi
possiamo ancora ammirare questi splendidi felini. Venne sviluppato
un serio programma di riproduzione selettiva nel quale poterono partecipare
esclusivamente gatti bianchi (con occhi arancio, blu ed impari). Le
poche coppie di Angora rimaste furono allevate all’interno di
un edificio isolato e totalmente dedicato a loro. Il tutto venne realizzato
dallo zoo di Ankara. Passò del tempo ma l’affascinate bellezza
di questi meravigliosi gatti tornò a far nuovamente parlare di
sé. Furono gli americani a riscoprirla nel 1959
quando Mrs Weed ,alla bella cifra di 5000 dollari , acquisto “Napoleone”,
un bellissimo esemplare maschio. Nel 1970 arrivò anche
il riconoscimento da parte della CFA della razza dal colore bianco e
successivamente, nel 1978, fra un mare di polemiche, anche
degli esemplari colorati. La diatriba fra puristi, che accettano esclusivamente
l’Angora bianco, e coloro che invece accettano altre colorazioni,
non deve distoglierci dall’ammirare una razza che superando tutti
i suoi problemi è tornata ai suoi estimatori con una personalità
ed una bellezza autonoma e diversa rispetto al suo, oggi maggiormente
famoso, discendente: il Persiano. La differenza tra le due razze
sono evidenti: slanciato, con naso
lungo e dritto, mantello morbido, setoso e
privo di sottopelo l’Angora, tozzo,
massiccio, con naso schiacciato, pelo lungo, folto
e con sottopelo il Persiano. L’Angora
è un gatto meraviglioso, che sa fondere la bellezza e
l’eleganza con il gioco e la curiosità, che uniti
al suo dinamismo, lo fanno un ottimo animale da compagnia
in grado di portare allegria e vivacità all’interno di
una casa. Dotato di una spiccata comunicativa e di notevole
intelligenza, riesce spesso a creare quella magia in cui il
mondo felino e quello umano si fondono per superare le diversità
ed unirsi in un intenso abbraccio affettivo - spirituale. |